Nel corso degli anni ho avuto modo di comprendere
come buona parte dei partecipanti alle prove presti scarsa attenzione ai
parametri utilizzati dalle Commissioni per la valutazione degli elaborati. Per
tale ragione, ho ritenuto opportuno dedicare un post unicamente a questa
tematica, sperando che l’attenzione alle tabelle di riferimento possa fornirVi
qualche spunto nella preparazione degli scritti.
Orbene, l’art. 46 della l. 247/2012 (Cd. “Riforma
Forense”) detta al sesto comma i seguenti parametri per la valutazione delle
prove scritte:
b) dimostrazione della concreta capacità di soluzione di specifici problemi giuridici;
c) dimostrazione della conoscenza dei fondamenti teorici degli istituti giuridici trattati;
d) dimostrazione della capacità di cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà;
e) dimostrazione della conoscenza delle tecniche di persuasione e argomentazione.
Andiamoli a vedere con attenzione:
a)
chiarezza, logicità e rigore metodologico dell'esposizione
Siate lineari, definiti e pragmatici: il pensiero
deve scorrere definito e le Vostre argomentazioni devono essere comprensibili
anche per un ragazzino delle medie.
Consigli per realizzare un parere scorrevole? Evitate
le parole inusuali, usate sempre la terminologia appropriata ed ogni volta che terminate
un discorso concedeteVi un paio di minuti per riflettere sulla seguente domanda:
“è possibile scrivere tutto ciò che sto scrivendo in una maniera più semplice?”.
Se la risposta è no, rifate il paragrafo. Anche più volte
.
Da notare come il parametro sopra menzionato
includa a sua volta due corollari di fondamentale importanza, la conoscenza grammaticale e la sintesi, più volte messi in luce anche dai
TAR chiamati a giudicare a seguito della presentazione di ricorsi.
Per quanto concerne la prima posso darVi pochi
consigli, se non quello di utilizzare in maniera appropriata i termini che
conoscete meglio e, qualora fosse possibile (l’approccio delle Commissioni è
alquanto variabile) consultare un vocabolario ed un dizionario dei sinonimi e
dei contrari per tutti i casi in cui Vi sentite insicuri. Non dimenticate che può
bastare un minimo errore di scrittura per determinare una bocciatura…
Discorso differente per quanto riguarda la
sintesi, tema sul quale ho più volte avuto modo di discutere (e talvolta
dissentire) con amici, colleghi, praticanti e docenti di corsi di preparazione.
Per quanto mi riguarda, sono convinto che un parere lungo non solo non faccia
scena, ma possa rivelarsi addirittura controproducente se ciò che è stato detto
in sei facciate poteva essere detto in quattro. Ogni sottocommissione può avere
decine, se non centinaia di temi da correggere, e l’ultima cosa che può essere
vista di buon occhio è il classico parere da dodici facciate, specialmente se
arriva dopo un pomeriggio difficile e intenso di lavoro. Vi suggerisco pertanto
di evitare temi eterni e non indugiare in discorsi superflui solo per
dimostrare che conoscete un determinato punto di diritto o uno specifica
corrente giurisprudenziale: non solo dimostrerete di non avere
compreso il Vostro ruolo, che è semplicemente quello di redigere un parere o un
atto idoneo al superamento dell’esame, ma rischierete di incorrere in errori di
diritto. A buon intenditor…
b)
dimostrazione della concreta capacità di soluzione di specifici problemi
giuridici
Il problem
solving è una forma di intelligenza, e Voi dovrete dimostrare di essere
all’altezza aspettative nell’elaborazione di un percorso logico che porti alla
soluzione della traccia (o quanto meno all’enucleazione delle possibili
soluzioni). Nello sviluppo del Vostro parere e del Vostro atto, tenete comunque in considerazione il fatto che arrivare alla soluzione corretta il più
delle volte non basta, anche perché gran parte della valutazione verterà
sulle argomentazioni effettuate, alle quali dovrete prestare necessariamente la dovuta
attenzione.
Un consiglio: non impantanatevi in possibili
risvolti processuali, a meno che non Vi venga espressamente chiesto e che non siate
pienamente coscienti della soluzione. Non solo infatti potreste rovinare con
poche righe un pregevole lavoro di analisi dell’istituto, ma è anche
onestamente difficile che sappiate elaborare strategie processuali migliori o
all’altezza di quelle di Commissari con almeno quindici anni di esperienza
nelle aule di Tribunale.
c)
dimostrazione della conoscenza dei fondamenti teorici degli istituti giuridici
trattati
Qui non si scappa, dovete conoscere le norme, e
le dovete conoscere bene. Studiate i concetti, ripassate quelli che hanno più
probabilità di essere materia di esame e teneteVi aggiornati sulla
giurisprudenza più recente. Indipendentemente dall’esame, la Vostra professione
ne trarrà un enorme beneficio.
d)
dimostrazione della capacità di cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà
Ecco uno dei profili maggiormente sottovalutati.
Posto che non siete tenuti ad effettuare comparazioni fra ordinamenti
differenti o analisi diacroniche dei singoli istituti, un piccolo riferimento a
fattispecie similari o a istituti di riferimento può essere utile, e risulta
necessario se espressamente richiesto.
Sia ben chiaro che ciò non vuol dire avventurarsi
in considerazioni inopportune e voli pindarici, i quali Vi porteranno il più
delle volte a perdere il focus dell’atto: l’interdisciplinarietà va bene ed è
ben vista, ma non dovrete mai, mai, mai uscire fuori tema.
e)
relativamente all'atto giudiziario, dimostrazione della padronanza delle
tecniche di persuasione
Uno degli errori più comuni, specialmente nei
candidati con poca esperienza processuale, è la poca attenzione alla differenza tra parere
e atto. Più volte infatti mi è capitato di sentire persone che all’interno del
loro atto inserivano pronunce attinenti sì alla fattispecie, ma non
necessariamente a loro favore.
Ricordate che il parere è pro veritate: dovrete pertanto offrire al Cliente una panoramica
delle soluzioni possibili e quella che Voi considerate la scelta migliore; ben
diverso è il caso dell’atto, nel quale dovrete difendere una parte,
argomentando a favore di questa e sfruttando tutte le Vostre tecniche
persuasive. Come recita un noto brocardo, bene
iudicat qui bene distinguit..
Per oggi ho finito. Ci aggiorniamo a breve con un
post avente ad oggetto la preparazione fisico/atletica dell’esame (sì, avete
compreso bene.. E se vi state domandando il perché di un post dedicato
all’argomento, forse non avete ancora idea di quanto possa influire sul
risultato finale…)
A presto
Marco