lunedì 24 marzo 2014

I parametri di valutazione delle prove scritte



Nel corso degli anni ho avuto modo di comprendere come buona parte dei partecipanti alle prove presti scarsa attenzione ai parametri utilizzati dalle Commissioni per la valutazione degli elaborati. Per tale ragione, ho ritenuto opportuno dedicare un post unicamente a questa tematica, sperando che l’attenzione alle tabelle di riferimento possa fornirVi qualche spunto nella preparazione degli scritti.

Orbene, l’art. 46 della l. 247/2012 (Cd. “Riforma Forense”) detta al sesto comma i seguenti parametri per la valutazione delle prove scritte: 

a) chiarezza, logicità e rigore metodologico dell'esposizione;
b) dimostrazione della concreta capacità di soluzione di specifici problemi giuridici;
c) dimostrazione della conoscenza dei fondamenti teorici degli istituti giuridici trattati;
d) dimostrazione della capacità di cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà;
e) dimostrazione della conoscenza delle tecniche di persuasione e argomentazione.

Andiamoli a vedere con attenzione:

a) chiarezza, logicità e rigore metodologico dell'esposizione

Siate lineari, definiti e pragmatici: il pensiero deve scorrere definito e le Vostre argomentazioni devono essere comprensibili anche per un ragazzino delle medie.
Consigli per realizzare un parere scorrevole? Evitate le parole inusuali, usate sempre la terminologia appropriata ed ogni volta che terminate un discorso concedeteVi un paio di minuti per riflettere sulla seguente domanda: “è possibile scrivere tutto ciò che sto scrivendo in una maniera più semplice?”. Se la risposta è no, rifate il paragrafo. Anche più volte
.
Da notare come il parametro sopra menzionato includa a sua volta due corollari di fondamentale importanza, la conoscenza grammaticale e la sintesi, più volte messi in luce anche dai TAR chiamati a giudicare a seguito della presentazione di ricorsi.

Per quanto concerne la prima posso darVi pochi consigli, se non quello di utilizzare in maniera appropriata i termini che conoscete meglio e, qualora fosse possibile (l’approccio delle Commissioni è alquanto variabile) consultare un vocabolario ed un dizionario dei sinonimi e dei contrari per tutti i casi in cui Vi sentite insicuri. Non dimenticate che può bastare un minimo errore di scrittura per determinare una bocciatura…

Discorso differente per quanto riguarda la sintesi, tema sul quale ho più volte avuto modo di discutere (e talvolta dissentire) con amici, colleghi, praticanti e docenti di corsi di preparazione. Per quanto mi riguarda, sono convinto che un parere lungo non solo non faccia scena, ma possa rivelarsi addirittura controproducente se ciò che è stato detto in sei facciate poteva essere detto in quattro. Ogni sottocommissione può avere decine, se non centinaia di temi da correggere, e l’ultima cosa che può essere vista di buon occhio è il classico parere da dodici facciate, specialmente se arriva dopo un pomeriggio difficile e intenso di lavoro. Vi suggerisco pertanto di evitare temi eterni e non indugiare in discorsi superflui solo per dimostrare che conoscete un determinato punto di diritto o uno specifica corrente giurisprudenziale: non solo dimostrerete di non avere compreso il Vostro ruolo, che è semplicemente quello di redigere un parere o un atto idoneo al superamento dell’esame, ma rischierete di incorrere in errori di diritto. A buon intenditor…

b) dimostrazione della concreta capacità di soluzione di specifici problemi giuridici

Il problem solving è una forma di intelligenza, e Voi dovrete dimostrare di essere all’altezza aspettative nell’elaborazione di un percorso logico che porti alla soluzione della traccia (o quanto meno all’enucleazione delle possibili soluzioni). Nello sviluppo del Vostro parere e del Vostro atto, tenete comunque in considerazione il fatto che arrivare alla soluzione corretta il più delle volte non basta, anche perché gran parte della valutazione verterà sulle argomentazioni effettuate, alle quali dovrete prestare necessariamente la dovuta attenzione.

Un consiglio: non impantanatevi in possibili risvolti processuali, a meno che non Vi venga espressamente chiesto e che non siate pienamente coscienti della soluzione. Non solo infatti potreste rovinare con poche righe un pregevole lavoro di analisi dell’istituto, ma è anche onestamente difficile che sappiate elaborare strategie processuali migliori o all’altezza di quelle di Commissari con almeno quindici anni di esperienza nelle aule di Tribunale.

c) dimostrazione della conoscenza dei fondamenti teorici degli istituti giuridici trattati

Qui non si scappa, dovete conoscere le norme, e le dovete conoscere bene. Studiate i concetti, ripassate quelli che hanno più probabilità di essere materia di esame e teneteVi aggiornati sulla giurisprudenza più recente. Indipendentemente dall’esame, la Vostra professione ne trarrà un enorme beneficio.

d) dimostrazione della capacità di cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà

Ecco uno dei profili maggiormente sottovalutati. Posto che non siete tenuti ad effettuare comparazioni fra ordinamenti differenti o analisi diacroniche dei singoli istituti, un piccolo riferimento a fattispecie similari o a istituti di riferimento può essere utile, e risulta necessario se espressamente richiesto.
Sia ben chiaro che ciò non vuol dire avventurarsi in considerazioni inopportune e voli pindarici, i quali Vi porteranno il più delle volte a perdere il focus dell’atto: l’interdisciplinarietà va bene ed è ben vista, ma non dovrete mai, mai, mai uscire fuori tema.

e) relativamente all'atto giudiziario, dimostrazione della padronanza delle tecniche di persuasione

Uno degli errori più comuni, specialmente nei candidati con poca esperienza processuale, è la poca attenzione alla differenza tra parere e atto. Più volte infatti mi è capitato di sentire persone che all’interno del loro atto inserivano pronunce attinenti sì alla fattispecie, ma non necessariamente a loro favore.
Ricordate che il parere è pro veritate: dovrete pertanto offrire al Cliente una panoramica delle soluzioni possibili e quella che Voi considerate la scelta migliore; ben diverso è il caso dell’atto, nel quale dovrete difendere una parte, argomentando a favore di questa e sfruttando tutte le Vostre tecniche persuasive. Come recita un noto brocardo, bene iudicat qui bene distinguit..

Per oggi ho finito. Ci aggiorniamo a breve con un post avente ad oggetto la preparazione fisico/atletica dell’esame (sì, avete compreso bene.. E se vi state domandando il perché di un post dedicato all’argomento, forse non avete ancora idea di quanto possa influire sul risultato finale…)

A presto

Marco